L’alieno.

Cristina aprì gli occhi e accese la luce!
Riabbassò le palpebre in un lampo e ripensò alla frase che suo padre ripeteva spesso: “alla sera leoni, al mattino …” .
Che sgradevole risveglio!
Era infreddolita, quasi gelata eppure il cuscino era umido, la maglietta intrisa di sudore, le lenzuola aggrovigliate. Senza contare la bocca asciutta e le guance irruvidite dal sale delle lacrime
versate nel sogno a testimoniare l’incubo da cui non era riuscita a scappare e che aveva drammaticamente vissuto. Doveva smetterla con le serate del giovedì: troppe chiacchiere, troppi film
horror e di fantascienza, alcool e fumo a iosa alternati dall’ingestione di un po’ di cibo, magari qualche schifezza che poteva rallentare la sbronza. Sorrise pensando all’ultima visita medica:
“Signorina, lei beve, fuma, fa uso di sostanze illecite o prende farmaci che possono incidere pericolosamente sulle attività quotidiane?”
“Beh dottore, bevo quando mangio e fumo se sono in compagnia. Se mi sento ansiosa, invito gli amici, mangiamo qualcosa e ci guardiamo un bel film! In fondo faccio una vita normale, dai ritmi
regolari.”
La serata precedente stava a ciò che aveva riferito al medico come un testo di filosofia di trecento pagine stava a un “Bignami”, con le dovute omissioni sui fatti di “secondaria” importanza.
L’unica deleteria abitudine che era riuscita ad evitare era il ritrovarsi a letto con Gianni. Amico di letto. Beh, amico era un’esagerazione …
Va bene, evadere dalla quotidianità le era indispensabile, ma il livello di autolesionismo stava diventando pericoloso. Mai avrebbe immaginato di arrivare a tanto!
Si sedette sul bordo del letto, i piedi freddi toccarono il pavimento che le sembrò caldo, accogliente. Alzandosi ripiombò nella consuetudine: doccia, caffè, radio in sottofondo e … lavoro. L’umore
migliorò quasi subito: la prima canzone del giorno era degli U2 e canticchiandola si spostò verso la scrivania con la tazza in una mano e gli occhiali nell’altra. Il mal di testa le era quasi passato.
Accese il computer e prima di tutto controllò la posta. Vide un paio di spam, alcune richieste di lavoro, tre e-mail personali: Marta, Claudio …
Sgranò gli occhi, impallidì, rilesse con attenzione certa di aver sbagliato. Possibile?
Una era di Franz!
Tachicardia e sudori freddi, ma la aprì e lesse.
Ciao Crisky, se non hai cambiato abitudini la prima cosa che farai dopo aver bevuto il caffè, sarà controllare la tua posta. Mentre annotavo gli appuntamenti sull’agenda, mi sono reso conto che
domani sarà il giorno del tuo compleanno. Non me la sono sentita di telefonarti, anche se così rinuncio a sentire la tua voce. Non so se ti farà piacere, visto che tra noi le cose sono andate come
sai, ma voglio comunque farti gli auguri! Che il tuo prossimo anno sia ricco di piacevolezze e che tu possa trovare ciò che cerchi e ottenerlo!!!
Immagino che festeggerai con i soliti amici … Mi vorresti alla tua festa?
Ti penso spesso e vorrei rivederti. Per me niente è cambiato … Io, beh … sono ancora innamorato di te. Scrivimi, o se ti va, chiamami!
Ciao.
Franz
Gli U2 rimbombavano nella sua testa come se il volume della radio fosse stato alzato al massimo portando il suono in distorsione. Cristina perse la sua cinica lucidità. Entrò nel suo personale
film di fantascienza. L’alieno entrò in agitazione. Sentì che dentro di lei si stava contorcendo.
Da quanto tempo non lo sentiva più, credeva di averlo ucciso, di essere riuscita a espellerlo.
Invece proprio mentre leggeva “quella” e-mail, ecco che le lunghe unghie del mostro, taglienti come se durante il lungo periodo di quiete non avesse fatto altro che affilarle, graffiavano, ancora non
violentemente. Era pronto scatenarsi. Voleva farsi vedere, essere liberato.
Si stava ingrandendo come un gatto che si stesse stiracchiando e riempiva il suo petto comprimendo cuore e polmoni … Aria, aveva bisogno d’aria. Doveva alzarsi. Provò a camminare ma non
riuscì a stare meglio e si stese sul divano. Lo stomaco era stretto dal vortice della nausea: non capiva perché quell’essere continuasse a vivere in lei, si muovesse internamente e nonostante ciò
lei si sentisse stritolata dall’esterno, schiacciata da un rullo compressore … gli alleati di quell’essere inquietante erano forse intorno a lei?
Non le servì riflettere a lungo, la sua intuizione fu all’istante confermata: controvoglia, con grande tristezza e malinconia, dovette accettare l’idea che ora Franz era il suo alleato. Ogniqualvolta
Franz rientrava nella sua vita, con un regalo ritrovato in un cassetto, con una canzone o un ricordo, anche solo con il pensiero, l’alieno si risvegliava e la feriva. Franz lo alimentava, con memorie di
dolore o di gioia, indifferentemente.
Basta! Non importa cosa avrebbe dovuto fare per liberarsi di entrambi, quello non era vivere. Decise di concedersi una speranza di resurrezione o d’immaginarsi araba fenice, ma quell’uomo e il
demone inquieto sarebbero usciti dalla sua vita ad ogni costo!
Pensava che le lacrime versate li avessero allontanati, come sale che fa staccare le sanguisughe dal corpo di cui si nutrono. No, così non era stato. Loro avevano opposto una strenua resistenza
lasciandola dissanguata.
Sperava che tutto l’alcool che aveva bevuto, in compagnia o in solitudine, avesse generato una specie di disinfezione e che il campo fosse ormai sterile. Niente ancora: si era quasi distrutta e
loro erano ancora presenti e vitali.
Si era convinta che analizzando con masochistica intenzione ogni attimo vissuto con lui e prima di lui, la radice della pianta che era loro nutrimento fosse stata estirpata. Niente da fare: la
chiarezza di pensiero li aveva resi sempre più forti al punto che la fragile pianta stava morendo perché quella devastante alleanza la soffocava, avviluppata come un’edera parassita, un vischio
velenoso.
Erano veramente immortali, erano i ricordi dell’anima, non quelli della mente … Una lobotomia non sarebbe bastata a placarli. Erano in grado di sopravvivere nello spazio e nel tempo, in ogni
condizione atmosferica, in ogni stato fisico, oltre la morte. Erano frammento del cosmo.
Come lei.
Allora? Avrebbe smesso di combatterli perché non possedeva armi per sconfiggerli. Rimaneva un’unica e ultima strada, quella che aveva sempre rifiutato e ancora non avrebbe voluto
percorrere.
Cominciò a credere che un’integrazione fosse possibile. Nessuna lotta di potere. Semplicemente una resa incondizionata. Poteva stipulare un vero e solido trattato di pace dettato dal comune
obiettivo: vivere liberi, procedere insieme e separatamente. Il mostro interiore e tutti quelli che lo alimentavano ambivano solo a raggiungere la libertà, l’indipendenza.
Come lei.
Ecco, Cristina si lasciò andare, accettò il suo destino, quello che condivideva con il genere umano: era una portatrice di anima aliena, ancora inesplorata, potenziale amica o nemica. Stava a lei
definire il rapporto.
Silenzio, assenza di dolore, massaggio balsamico …
Nessuna catarsi, solo metamorfosi. Cristina e l’alieno? In pace. Erano ora amici, invincibili alleati. Tanto prolungato tormento ed era bastata una frazione di secondo per comprendere e trovare la
chiave per aprire le porte e liberare tutti: se stessa, la sua anima e … Franz.
Con il dorso della mano asciugò le lacrime che nemmeno si accorse di aver versato. Si alzò, scelse un cd di musica africana. Regolò il volume, abbastanza alto da coprire il battito veloce del
cuore ma non tanto da disturbare i vicini di casa e dondolando la testa al ritmo della canzone ritornò in cucina, si versò un altro caffè e lo sorseggiò lentamente con la schiena appoggiata al
frigorifero. Stava già pensando a come rendere “reale” il suo viaggio nell’inspiegabile e a chiudere l’episodio in modo chiaro, definitivo. Posò la tazza e si diresse nuovamente al computer.
Aprì la seconda e-mail, quella di Marta:
Ciao Cri, perdona l’errore ma dovevo allegare la lettera di Franz a questa mail. Invece sono partite separatamente. So che avrebbe voluto che la ricevessi ed io ho pensato di fartela leggere.
Poco tempo fa, mentre riordinavo i documenti di mio fratello, ho trovato la password della sua casella di posta e tra le bozze c’erano gli auguri che lui non ebbe la possibilità di spedirti l’anno
scorso. Poi…
Questa sera ci ritroveremo da Claudia per un brindisi di commemorazione … ci sarai anche tu? Spero di vederti, ora che sai …
Un bacio.
Marta
Le labbra di Cristina si curvarono appena in un sorriso indefinibile mentre rifletteva sulla strana sincronia degli eventi, ma il suo cuore si era già aperto in una bella risata. Bizzarre coincidenze.
Voleva dare un diverso indirizzo alla sua vita? Non sapeva come fare? Le indicazioni erano arrivate, inaspettate, attraverso due brevi e-mail. Il passato era riapparso per riordinare il presente!
Rispose a Marta:
Cara Marta,
Verrò. Con gioia. Ricordare Franz e le sue follie mi sembra un ottimo modo per “riportarlo tra noi” e grazie al tuo “errore” ora io mi sento meglio … meglio davvero, soprattutto perché controllando
le mail, dopo i bagordi di ieri, mi è venuto un “coccolone” gigante! Ti racconterò … Non so come avvisare Giorgia e Fabio. Li inviti tu? Quei due, su tuo fratello e gli scherzi idioti con cui si
divertiva alle nostre spalle, ne sanno molto più di te!
Baci baci!
Cri.
Un click su “invia” e percepì una nuova leggerezza. Un lungo sospiro e … rispose anche a Franz.
Grazie Franz,
con piacere ho ricevuto i tuoi auguri di Buon compleanno. Credo che quest’anno, finalmente, festeggerò alla grande! Non sai quanto ti sono grata. Sono sicura che prima o dopo ci rivedremo …
Credo che da ora il tuo augurio diverrà il mio motto! Realizzerò i miei sogni, quelli che non molto tempo fa ci hanno diviso e che oggi ci hanno “riunito” … Ti scriverò più spesso e ti terrò
aggiornato sulle novità.
Un eterno e “fantascientifico”abbraccio.
Crisky.
P.S.: credo che la tua mail partita per errore sia un altro dei tuoi scherzetti! Proprio non riesci a smettere eh?
Un click su “salva bozza” e sul suo volto scese una lacrima sorridente.
Anche l’alieno ridacchiava danzando …

Testo scritto da Paola P. Luglio 2008.-