Neuroni.

Esco o entro. Forse esco. Penso di entrare. Se esco non entro. Però se entro non esco. Allora mi decido?
Ma scusa perché non ti fai gli affari tuoi? Nessuno ti ha chiesto di leggermi!
Devo cercare una parola, la trovo sul vocabolario. Sono certa che ha ancora il significato che ben ricordo. Perché allora ci sbaglio? La punteggiatura? Appunto per questo cerco il vocabolario. Riprendo la corsa al paradigma. So di certo che si entra e poi si esce da soli senza bisogno di decidere se hai già deciso. Ma l’uscita esplosiva è appagante proprio perché si è entrati con la massima voglia liberatoria.
Convieni con me che poi si sta una meraviglia? Vorresti sapere cosa mi frulla per la cervice? Continua la lettura con fervida disinvoltura. Esco perché so esattamente cosa voglio!
Sono nella mia unicità, l’asfalto è deserto.
Uno scorri via di pneumatici e null’altro. Sfumature di cerchi elettrici. Scombinati stivali, scarpe, anfibi e tacchi a spillo. Aliti pesanti e olezzi. Cicaleccio e musica clacsonica. Semafori spruzzanti colori psichedelici sputi chicche e il mio sbadiglio.
Se esco o entro non cambia la mia bellezza splendente e arrogante. Bellezza che di certo non trovi dentro le Pagine gialle. Ho ragione io: esco o entro.
La bellezza non è copia e incolla. Quindi lascio che entri per poi goderne l’uscita.